Luca Logi
2007-04-20 19:32:26 UTC
Ieri sera, ricercando i vecchi appunti su una conferenza di don Fabio
Masi, è venuta fuori questa omelia recente. Apparentemente sembra sui
pacs, ma non lo è. Avverto che è roba forte. Prima di leggere mandate a
letto bambini e persone sensibili.
------------inizio della citazione-----------------------
Parrocchia di S. Stefano a Paterno
Via di Terzano 26 - Bagno a Ripoli (FI)
Omelia di Fabio Masi alla Celebrazione eucaristica
del 4 Febbraio 2007
L'argomento di cui intendo parlare oggi è 'la missione della Chiesa nel
mondo'.
Per molto tempo abbiamo pensato che 'la missione' fosse compito soltanto
di una parte della Chiesa. In questi ultimi decenni abbiamo riscoperto
che tutto il 'popolo di Dio', come chiama la Chiesa il Concilio Vaticano
II, è chiamato ad essere testimone della speranza che ha incontrato in
Gesù di Nazareth; così anche noi, popolo cristiano di Paterno membro
della Chiesa che è in Firenze, in unione alla Chiesa sparsa in tutto il
mondo, siamo chiamati ad esserlo.
Allora bisogna domandarsi, 'che segnale esce dalla nostra vita personale
e comunitaria?' Ma prima ancora bisogna chiedersi: 'cos'è la chiesa',
'chi è chiesa'? Negli ultimi decenni ci sono state grosse trasformazioni
nella coscienza che la Chiesa ha di sé, ma ancora questi cambiamenti non
sono entrati nella mente e nel cuore di tutti noi e quindi nemmeno nel
linguaggio. Quando si dice 'chiesa' non tutti intendono la stessa cosa:
chi pensa al fabbricato, chi pensa al Papa e ai Vescovi, chi pensa al
popolo cristiano.
Dal Concilio Vaticano II in poi, dovrebbe esser chiaro per tutti che
'chiesa' non sono il Papa e i Vescovi da soli, ma tutto il popolo dei
credenti, certamente con una diversità di funzioni al suo interno, ma in
una comune responsabilità. Questa non è una novità, anzi è un ritorno
alle origini, bisogna però riconoscere che non è ancora patrimonio
comune. Quando si dice 'chiesa' a molti vengono ancora in mente il Papa
e i Vescovi, ma il popolo cristiano è una realtà composita: ci sono i
laici, i preti, i religiosi e le religiose, i Vescovi e il Papa, con la
presenza dello Spirito che dà forza a tutti coloro che sperano e
credono.
In questi giorni, sulla stampa, alla TV, ma anche all'interno del popolo
cristiano, si usa a sproposito la parola 'chiesa' e noi dovremmo reagire
quando si dice per esempio: "la Chiesa ha negato il funerale religioso a
Welby", oppure "la Chiesa è decisamente contro i PACS", o quando in
passato si è detto "la Chiesa ha deciso di fare un Concordato con lo
Stato italiano". Si dica il Vicariato di Roma, i Vescovi italiani oppure
la Curia romana. Ognuno si assuma la propria responsabilità! Io non
voglio affatto essere coinvolto in decisioni che, insieme a tanti altri
fratelli nella fede, non condivido e su cui non sono stato consultato.
Facendo così ci si allontana dalla Tradizione della Chiesa che afferma
con forza che il Popolo di Dio è 'uno' con, al suo interno, carismi e
servizi diversi. Solo quando si tratta dei fondamenti della fede, quelli
contenuti nel 'Credo', allora si può dire, "la Chiesa crede che Gesù è
il Figlio di Dio fatto uomo etc." Negli altri casi, se vogliamo dire
'Chiesa', si consulti prima il popolo cristiano, almeno sui temi più
importanti. Dal Concilio Vaticano II in poi, le strutture di
partecipazione esistono, facciamole funzionare! Questa è la prima cosa
che volevo dirvi.
La Chiesa, il 'Popolo di Dio' quindi è inviato per raccontare un Dio che
ama tanto questo mondo, fino ad annullarsi sul patibolo della Croce. Ma
come raccontarlo? lo si può fare in tanti modi. All'inizio della
Quaresima si legge il racconto delle 'Tentazioni' in cui si vede che,
per raggiungere l'obiettivo, l'Avversario propone a Gesù strade diverse
da quella che poi Lui ha percorso: gli propone la strada del potere,
quella dei miracoli spettacolari per colpire la folla, ma Gesù li
respinge con decisione.
In questi ultimi tempi siamo testimoni di interventi dei Pastori della
Chiesa italiana per bloccare una possibile legge sulle 'unioni civili' e
questi interventi mi turbano e mi avviliscono. Fra l'altro stanno
innescando polemiche che non aiutano la crescita delle coscienze di
tutti, cristiani e non, e riaccendono un tipo di anticlericalismo che
credevamo sepolto da tempo.
I Vescovi italiani stanno cercando di far passare, con operazioni di
vertice, ciò che forse non è nemmeno opinione comune dei cattolici
italiani, dimostrano così di non fidarsi della loro capacità di
discernimento e ammettono implicitamente di non essere in grado di
stabilire una comunicazione seria e profonda nella Chiesa. Ma in questo
modo si sostituiscono alle Comunità cristiane, non le interpellano, non
le ascoltano. Se la Chiesa è Popolo, Comunità e non un esercito,
nessuno, nemmeno il Papa, si può arrogare il diritto di parlare a nome
di tutti su questi temi.
Poco tempo fa anche il Capo dello Stato italiano ha fatto un intervento
davvero preoccupante che offende la Chiesa come presenza inerme e senza
potere, quale dovrebbe essere. Ma, in questo momento, la mia
preoccupazione non è per il Capo dello Stato; per dissentire da lui come
cittadino, ho altri spazi. Sono preoccupato per noi cristiani che queste
cose ce le facciamo dire senza reagire. Ha detto da Madrid il Capo dello
Stato, o almeno così è stato riportato dai giornali senza che nessuno lo
abbia smentito: "Non ho dubbi che si possa trovare una sintesi sulle
'unioni civili' (i cosiddetti PACS) tenendo conto delle preoccupazioni
espresse dal Pontefice e dalle gerarchie della Chiesa".
Non entro in merito alla questione delle 'unioni civili', avremo modo di
parlarne in altri momenti, io direi esattamente le stesse cose se la
Conferenza Episcopale Italiana (la CEI) sostenesse il contrario. Voglio
sottolineare il 'modo' con cui la Chiesa si pone in rapporto
all'autorità civile, il mio discorso è ecclesiale.
In questo modo, non sono i cattolici presenti in Parlamento, ma i
dirigenti della Chiesa a diventare interlocutori necessari per definire
una legge dello Stato! E questo non è solo avvilente per i cittadini
italiani, non è solo la morte dello Stato laico, ma è la morte della
Chiesa, che è quello su cui mi interessa riflettere con voi in questa
omelia.
Se i cattolici italiani sono convinti che questa legge non s'ha da fare,
sostengano le loro convinzioni nel confronto con i loro concittadini e
con i loro Parlamentari di riferimento, ma non accettino l'intromissione
dell'istituzione ecclesiastica con i suoi patteggiamenti di vertice.
Ci si stupisce se la gente si allontana dalla pratica religiosa, ma
questa immagine di una Chiesa faccendiera e armeggiona non può che
allontanare!
Infine, qualcuno potrebbe pensare che nella Chiesa non è corretto
opporsi ai Pastori. Ma nell'esperienza biblica il credente lotta con Dio
in nome della sua fede, (pensate a Giacobbe o a Giobbe), figuratevi se
non potrà misurarsi con i fratelli nella fede, anche se Vescovi! Chi
sostiene che questa è 'empietà', è un idolatra! Amare la Chiesa vuol
dire starci in 'fedeltà' e 'libertà', anzi direi che solo chi è libero
può essere fedele, diversamente è schiavitù o piaggeria.
Ditemi voi, quando i Pastori della Chiesa onoravano la tortura e la pena
di morte, condannavano la libertà di religione e di stampa, chi amava di
più la Chiesa, chi taceva per non compromettersi o per il quieto vivere,
o chi si opponeva apertamente, rischiando la persecuzione o
l'emarginazione? E' urgente rispondere a questa domanda! Oggi, secondo
me, siamo in un altro di quei momenti cruciali.
Ho trovato un interessante intervento di Paolo VI e del Cardinal
Ratzinger su questo argomento, ve li ripropongo. Io mi ci riconosco in
pieno, mi sembra di essere in buona compagnia!
Ha detto Paolo VI nel 1969:
Nella misura in cui faremo più attenzione allo Spirito Santo, potremo
entrare in un periodo di maggiore libertà nella vita della Chiesa e di
conseguenza per ciascuno dei suoi figli.
Questa libertà data dallo Spirito Santo significherà meno obblighi
legali, meno inibizioni interiori; la disciplina formale sarà ridotta,
ogni arbitrio sarà abolito e così ogni intolleranza e ogni assolutismo.
Il Codice di Diritto Canonico sarà semplificato, l'esercizio
dell'autorità temperato, il senso della libertà dei figli di Dio sarà
promosso.
Nel 1998 scriveva il Card. Ratzinger:
" - Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è
libertà. - (II Corinti 3,17)
Per questo quanti più apparati ecclesiali noi costruiamo, anche i più
moderni, tanto meno c'è spazio per lo Spirito Santo. Tanto più diamo
importanza alla Chiesa, tanto più togliamo importanza allo Spirito
Santo.
lo penso che nella Chiesa, a tutti i livelli, noi dovremmo, sotto questo
punto di vista, iniziare un esame di coscienza senza riserve. Questo
esame di coscienza dovrebbe avere conseguenze concrete per far
trasparire il volto autentico della Chiesa.
Solo se lo Spirito Santo torna ad essere il Signore al centro della
Chiesa, è possibile che la Chiesa diventi per molti, un trovarsi a casa
propria in modo completamente nuovo, in uno spazio di libertà".
http://www.parrocchiadipaterno.it/PDF/5%20omelia%20pacs.pdf
Masi, è venuta fuori questa omelia recente. Apparentemente sembra sui
pacs, ma non lo è. Avverto che è roba forte. Prima di leggere mandate a
letto bambini e persone sensibili.
------------inizio della citazione-----------------------
Parrocchia di S. Stefano a Paterno
Via di Terzano 26 - Bagno a Ripoli (FI)
Omelia di Fabio Masi alla Celebrazione eucaristica
del 4 Febbraio 2007
L'argomento di cui intendo parlare oggi è 'la missione della Chiesa nel
mondo'.
Per molto tempo abbiamo pensato che 'la missione' fosse compito soltanto
di una parte della Chiesa. In questi ultimi decenni abbiamo riscoperto
che tutto il 'popolo di Dio', come chiama la Chiesa il Concilio Vaticano
II, è chiamato ad essere testimone della speranza che ha incontrato in
Gesù di Nazareth; così anche noi, popolo cristiano di Paterno membro
della Chiesa che è in Firenze, in unione alla Chiesa sparsa in tutto il
mondo, siamo chiamati ad esserlo.
Allora bisogna domandarsi, 'che segnale esce dalla nostra vita personale
e comunitaria?' Ma prima ancora bisogna chiedersi: 'cos'è la chiesa',
'chi è chiesa'? Negli ultimi decenni ci sono state grosse trasformazioni
nella coscienza che la Chiesa ha di sé, ma ancora questi cambiamenti non
sono entrati nella mente e nel cuore di tutti noi e quindi nemmeno nel
linguaggio. Quando si dice 'chiesa' non tutti intendono la stessa cosa:
chi pensa al fabbricato, chi pensa al Papa e ai Vescovi, chi pensa al
popolo cristiano.
Dal Concilio Vaticano II in poi, dovrebbe esser chiaro per tutti che
'chiesa' non sono il Papa e i Vescovi da soli, ma tutto il popolo dei
credenti, certamente con una diversità di funzioni al suo interno, ma in
una comune responsabilità. Questa non è una novità, anzi è un ritorno
alle origini, bisogna però riconoscere che non è ancora patrimonio
comune. Quando si dice 'chiesa' a molti vengono ancora in mente il Papa
e i Vescovi, ma il popolo cristiano è una realtà composita: ci sono i
laici, i preti, i religiosi e le religiose, i Vescovi e il Papa, con la
presenza dello Spirito che dà forza a tutti coloro che sperano e
credono.
In questi giorni, sulla stampa, alla TV, ma anche all'interno del popolo
cristiano, si usa a sproposito la parola 'chiesa' e noi dovremmo reagire
quando si dice per esempio: "la Chiesa ha negato il funerale religioso a
Welby", oppure "la Chiesa è decisamente contro i PACS", o quando in
passato si è detto "la Chiesa ha deciso di fare un Concordato con lo
Stato italiano". Si dica il Vicariato di Roma, i Vescovi italiani oppure
la Curia romana. Ognuno si assuma la propria responsabilità! Io non
voglio affatto essere coinvolto in decisioni che, insieme a tanti altri
fratelli nella fede, non condivido e su cui non sono stato consultato.
Facendo così ci si allontana dalla Tradizione della Chiesa che afferma
con forza che il Popolo di Dio è 'uno' con, al suo interno, carismi e
servizi diversi. Solo quando si tratta dei fondamenti della fede, quelli
contenuti nel 'Credo', allora si può dire, "la Chiesa crede che Gesù è
il Figlio di Dio fatto uomo etc." Negli altri casi, se vogliamo dire
'Chiesa', si consulti prima il popolo cristiano, almeno sui temi più
importanti. Dal Concilio Vaticano II in poi, le strutture di
partecipazione esistono, facciamole funzionare! Questa è la prima cosa
che volevo dirvi.
La Chiesa, il 'Popolo di Dio' quindi è inviato per raccontare un Dio che
ama tanto questo mondo, fino ad annullarsi sul patibolo della Croce. Ma
come raccontarlo? lo si può fare in tanti modi. All'inizio della
Quaresima si legge il racconto delle 'Tentazioni' in cui si vede che,
per raggiungere l'obiettivo, l'Avversario propone a Gesù strade diverse
da quella che poi Lui ha percorso: gli propone la strada del potere,
quella dei miracoli spettacolari per colpire la folla, ma Gesù li
respinge con decisione.
In questi ultimi tempi siamo testimoni di interventi dei Pastori della
Chiesa italiana per bloccare una possibile legge sulle 'unioni civili' e
questi interventi mi turbano e mi avviliscono. Fra l'altro stanno
innescando polemiche che non aiutano la crescita delle coscienze di
tutti, cristiani e non, e riaccendono un tipo di anticlericalismo che
credevamo sepolto da tempo.
I Vescovi italiani stanno cercando di far passare, con operazioni di
vertice, ciò che forse non è nemmeno opinione comune dei cattolici
italiani, dimostrano così di non fidarsi della loro capacità di
discernimento e ammettono implicitamente di non essere in grado di
stabilire una comunicazione seria e profonda nella Chiesa. Ma in questo
modo si sostituiscono alle Comunità cristiane, non le interpellano, non
le ascoltano. Se la Chiesa è Popolo, Comunità e non un esercito,
nessuno, nemmeno il Papa, si può arrogare il diritto di parlare a nome
di tutti su questi temi.
Poco tempo fa anche il Capo dello Stato italiano ha fatto un intervento
davvero preoccupante che offende la Chiesa come presenza inerme e senza
potere, quale dovrebbe essere. Ma, in questo momento, la mia
preoccupazione non è per il Capo dello Stato; per dissentire da lui come
cittadino, ho altri spazi. Sono preoccupato per noi cristiani che queste
cose ce le facciamo dire senza reagire. Ha detto da Madrid il Capo dello
Stato, o almeno così è stato riportato dai giornali senza che nessuno lo
abbia smentito: "Non ho dubbi che si possa trovare una sintesi sulle
'unioni civili' (i cosiddetti PACS) tenendo conto delle preoccupazioni
espresse dal Pontefice e dalle gerarchie della Chiesa".
Non entro in merito alla questione delle 'unioni civili', avremo modo di
parlarne in altri momenti, io direi esattamente le stesse cose se la
Conferenza Episcopale Italiana (la CEI) sostenesse il contrario. Voglio
sottolineare il 'modo' con cui la Chiesa si pone in rapporto
all'autorità civile, il mio discorso è ecclesiale.
In questo modo, non sono i cattolici presenti in Parlamento, ma i
dirigenti della Chiesa a diventare interlocutori necessari per definire
una legge dello Stato! E questo non è solo avvilente per i cittadini
italiani, non è solo la morte dello Stato laico, ma è la morte della
Chiesa, che è quello su cui mi interessa riflettere con voi in questa
omelia.
Se i cattolici italiani sono convinti che questa legge non s'ha da fare,
sostengano le loro convinzioni nel confronto con i loro concittadini e
con i loro Parlamentari di riferimento, ma non accettino l'intromissione
dell'istituzione ecclesiastica con i suoi patteggiamenti di vertice.
Ci si stupisce se la gente si allontana dalla pratica religiosa, ma
questa immagine di una Chiesa faccendiera e armeggiona non può che
allontanare!
Infine, qualcuno potrebbe pensare che nella Chiesa non è corretto
opporsi ai Pastori. Ma nell'esperienza biblica il credente lotta con Dio
in nome della sua fede, (pensate a Giacobbe o a Giobbe), figuratevi se
non potrà misurarsi con i fratelli nella fede, anche se Vescovi! Chi
sostiene che questa è 'empietà', è un idolatra! Amare la Chiesa vuol
dire starci in 'fedeltà' e 'libertà', anzi direi che solo chi è libero
può essere fedele, diversamente è schiavitù o piaggeria.
Ditemi voi, quando i Pastori della Chiesa onoravano la tortura e la pena
di morte, condannavano la libertà di religione e di stampa, chi amava di
più la Chiesa, chi taceva per non compromettersi o per il quieto vivere,
o chi si opponeva apertamente, rischiando la persecuzione o
l'emarginazione? E' urgente rispondere a questa domanda! Oggi, secondo
me, siamo in un altro di quei momenti cruciali.
Ho trovato un interessante intervento di Paolo VI e del Cardinal
Ratzinger su questo argomento, ve li ripropongo. Io mi ci riconosco in
pieno, mi sembra di essere in buona compagnia!
Ha detto Paolo VI nel 1969:
Nella misura in cui faremo più attenzione allo Spirito Santo, potremo
entrare in un periodo di maggiore libertà nella vita della Chiesa e di
conseguenza per ciascuno dei suoi figli.
Questa libertà data dallo Spirito Santo significherà meno obblighi
legali, meno inibizioni interiori; la disciplina formale sarà ridotta,
ogni arbitrio sarà abolito e così ogni intolleranza e ogni assolutismo.
Il Codice di Diritto Canonico sarà semplificato, l'esercizio
dell'autorità temperato, il senso della libertà dei figli di Dio sarà
promosso.
Nel 1998 scriveva il Card. Ratzinger:
" - Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è
libertà. - (II Corinti 3,17)
Per questo quanti più apparati ecclesiali noi costruiamo, anche i più
moderni, tanto meno c'è spazio per lo Spirito Santo. Tanto più diamo
importanza alla Chiesa, tanto più togliamo importanza allo Spirito
Santo.
lo penso che nella Chiesa, a tutti i livelli, noi dovremmo, sotto questo
punto di vista, iniziare un esame di coscienza senza riserve. Questo
esame di coscienza dovrebbe avere conseguenze concrete per far
trasparire il volto autentico della Chiesa.
Solo se lo Spirito Santo torna ad essere il Signore al centro della
Chiesa, è possibile che la Chiesa diventi per molti, un trovarsi a casa
propria in modo completamente nuovo, in uno spazio di libertà".
http://www.parrocchiadipaterno.it/PDF/5%20omelia%20pacs.pdf
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Luca Logi - Firenze - Italy e-mail: ***@dada.it
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