Rafminimi
2015-09-29 11:05:23 UTC
La festa liturgica dell'Arcangelo San Michele ricorre il 29 settembre, data
indicata nel Sacramentario Leoniano e nel Martirologio Geronimiano. .
Il suo nome, Mi-ka-El, "chi è come Dio?", è citato cinque volte nella Sacra
Scrittura; tre volte nel libro di Daniele, una volta nel libro di Giuda e
nell'Apocalisse di s. Giovanni Evangelista ed è considerato "capo supremo
dell'esercito celeste", cioè degli angeli in guerra contro il male, che
nell'Apocalisse
è rappresentato da un dragone con i suoi angeli e che, sconfitto nella
lotta, fu scacciato dai cieli e precipitato sulla terra.
In Oriente San Michele è venerato con il titolo di "archistratega", che
corrisponde al titolo latino di princeps militiae caelestis (principe delle
milizie celesti) che compare nella preghiera composta da Leone XIII recitata
alla fine di ogni Messa usus Antiquior, riportata di seguito.
Invochiamo il suo potente aiuto per noi, per la Chiesa tutta e per il mondo
intero. San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia contro le
malvagità e le insidie del diavolo, sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici:
che il Signore lo comandi ! E Tu, Principe della milizia celeste con la
potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell'inferno satana e gli altri
spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime.
Amen Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et
insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur:
tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui
ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum
detrude.
Amen. Il 13 ottobre 1884, dopo aver terminato di celebrare la Santa Messa
nella cappella vaticana, Leone XIII restò immobile una decina di minuti e si
precipitò nel suo studio senza dare spiegazioni a chi lo aveva visto
profondamente turbato. Compose immediatamente una preghiera a San Michele
Arcangelo, dando istruzioni perché fosse recitata ovunque al termine di ogni
Messa bassa. Successivamente il Papa darà la sua testimonianza raccontando
(sinteticamente) di aver udito satana e Gesù e di aver avuto una
terrificante visione dell'inferno : « ho visto la terra avvolta dalle
tenebre e da un abisso, ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano
per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la stessa
Chiesa che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve S. Michele e
ricacciò gli spiriti malvagi nell'abisso. Poi ho visto S. Michele Arcangelo
intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone
avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l'Arcangelo ».
Nel 1994, Giovanni Paolo II ha chiesto che questa preghiera torni
attuale : « che la preghiera ci fortifichi per la battaglia spirituale...
Papa Leone XIII ha ha certamente avuto un vivo richiamo di questa scena
quando ha introdotto in tutta la Chiesa una speciale preghiera a S. Michele
Arcangelo... Chiedo a tutti di non dimenticarla e di recitarla per ottenere
aiuto nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di
questo mondo ».
Subito dopo quel discorso del 1994, UNA RIVISTA di ambiente carismatico
lanciò l'iniziativa di una petizione al pontefice, affinché la recita di
tali preci tornasse ad essere presente nei riti liturgici. Comunque anche
prima del Vat.II era obbligatoria solo nelle Messe private ed in quelle
senza omelia. Alcune persone si diedero al riguardo ad un impegno militante,
fotocopiando il testo della petizione e diffondendolo. Furono mandate anche
a me.
Io lo rispedii alla rivista, con un mio breve commento del tipo:
1) al Sacro Tavolo di Sua Santità, ne giungeranno pochissimi, perché la
media dei Cattolici, specie italiani "è troppo povera" per permettersi la
spesa del francobollo e/o è troppo "occupata" per trovare il tempo di
riempire un foglio;
2) Quand'anche ne giungessero tonnellate, al pontefice non le mostreranno;
3) Quand'anche le vedesse, non se ne farà nulla, infatti se vuole, non ha
certo bisogno di tali orpelli pseudo-democratici per agire (a meno che non
sia un alibi per dire "Non lo volevo fare, ho solo assecondato la massa");
4) Quand'anche lo facesse, i preti che ne terrebbero conto, si conterebbero
sulle dita delle mani di un monco;
5) INFINE, QUAND'ANCHE fosse obbedito da tutti i preti. IL rimedio sarebbe
peggiore del male. Mettere le preci leoniane alla fine della sinassi
bugnian-montinana è come mettere la cravatta al collo del MAIALE.
DIO ci benedica
vostro
UomochenonfuMAI
--- news://freenews.netfront.net/ - complaints: ***@netfront.net ---
indicata nel Sacramentario Leoniano e nel Martirologio Geronimiano. .
Il suo nome, Mi-ka-El, "chi è come Dio?", è citato cinque volte nella Sacra
Scrittura; tre volte nel libro di Daniele, una volta nel libro di Giuda e
nell'Apocalisse di s. Giovanni Evangelista ed è considerato "capo supremo
dell'esercito celeste", cioè degli angeli in guerra contro il male, che
nell'Apocalisse
è rappresentato da un dragone con i suoi angeli e che, sconfitto nella
lotta, fu scacciato dai cieli e precipitato sulla terra.
In Oriente San Michele è venerato con il titolo di "archistratega", che
corrisponde al titolo latino di princeps militiae caelestis (principe delle
milizie celesti) che compare nella preghiera composta da Leone XIII recitata
alla fine di ogni Messa usus Antiquior, riportata di seguito.
Invochiamo il suo potente aiuto per noi, per la Chiesa tutta e per il mondo
intero. San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia contro le
malvagità e le insidie del diavolo, sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici:
che il Signore lo comandi ! E Tu, Principe della milizia celeste con la
potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell'inferno satana e gli altri
spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime.
Amen Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et
insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur:
tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui
ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum
detrude.
Amen. Il 13 ottobre 1884, dopo aver terminato di celebrare la Santa Messa
nella cappella vaticana, Leone XIII restò immobile una decina di minuti e si
precipitò nel suo studio senza dare spiegazioni a chi lo aveva visto
profondamente turbato. Compose immediatamente una preghiera a San Michele
Arcangelo, dando istruzioni perché fosse recitata ovunque al termine di ogni
Messa bassa. Successivamente il Papa darà la sua testimonianza raccontando
(sinteticamente) di aver udito satana e Gesù e di aver avuto una
terrificante visione dell'inferno : « ho visto la terra avvolta dalle
tenebre e da un abisso, ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano
per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la stessa
Chiesa che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve S. Michele e
ricacciò gli spiriti malvagi nell'abisso. Poi ho visto S. Michele Arcangelo
intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone
avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l'Arcangelo ».
Nel 1994, Giovanni Paolo II ha chiesto che questa preghiera torni
attuale : « che la preghiera ci fortifichi per la battaglia spirituale...
Papa Leone XIII ha ha certamente avuto un vivo richiamo di questa scena
quando ha introdotto in tutta la Chiesa una speciale preghiera a S. Michele
Arcangelo... Chiedo a tutti di non dimenticarla e di recitarla per ottenere
aiuto nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di
questo mondo ».
Subito dopo quel discorso del 1994, UNA RIVISTA di ambiente carismatico
lanciò l'iniziativa di una petizione al pontefice, affinché la recita di
tali preci tornasse ad essere presente nei riti liturgici. Comunque anche
prima del Vat.II era obbligatoria solo nelle Messe private ed in quelle
senza omelia. Alcune persone si diedero al riguardo ad un impegno militante,
fotocopiando il testo della petizione e diffondendolo. Furono mandate anche
a me.
Io lo rispedii alla rivista, con un mio breve commento del tipo:
1) al Sacro Tavolo di Sua Santità, ne giungeranno pochissimi, perché la
media dei Cattolici, specie italiani "è troppo povera" per permettersi la
spesa del francobollo e/o è troppo "occupata" per trovare il tempo di
riempire un foglio;
2) Quand'anche ne giungessero tonnellate, al pontefice non le mostreranno;
3) Quand'anche le vedesse, non se ne farà nulla, infatti se vuole, non ha
certo bisogno di tali orpelli pseudo-democratici per agire (a meno che non
sia un alibi per dire "Non lo volevo fare, ho solo assecondato la massa");
4) Quand'anche lo facesse, i preti che ne terrebbero conto, si conterebbero
sulle dita delle mani di un monco;
5) INFINE, QUAND'ANCHE fosse obbedito da tutti i preti. IL rimedio sarebbe
peggiore del male. Mettere le preci leoniane alla fine della sinassi
bugnian-montinana è come mettere la cravatta al collo del MAIALE.
DIO ci benedica
vostro
UomochenonfuMAI
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