Andre Breh
2013-06-15 05:30:30 UTC
Le corruzioni nel processo di traduzione hanno teso a oscurare più dei
semplici nomi. Per caso o per premeditazione, sono servi¬te a nascondere
anche informazioni storiche di considerevole im¬portanza. Una sola parola
può trasmettere quantità significative di retroterra storico; e se il senso
di questa parola viene alterato, le rivelazioni che essa offre andranno
perse. Troviamo uno degli esempi più significativi nel racconto dell'arresto
di Gesù nel Get¬semani. Il problema ruota attorno a un'unica, semplice
domanda: quanti uomini sono andati ad arrestare Gesù nell'orto? Abbiamo
posto spesso questa domanda in discorsi e conferenze, e le rispo¬ste del
nostro pubblico sono state piuttosto uniformi. Molte per¬sone hanno
un'immagine mentale della scena nel Getsemani che è stata impiantata, per
così dire, sia dal racconto dei Vangeli sia dalla tradizione. Stando a
questa immagine, ad arrestare Gesù si sono presentati fra i dieci e i trenta
uomini: un funzionario ebreo o due, alcuni rappresentanti del Sommo
Sacerdote (uno dei quali ha l'orecchio reciso dalla spada di Simone),
presumibilmente un contingente della guardia del Tempio, forse uno o più
ufficiali ro¬mani e persino una piccola rappresentanza di soldati di Filato.
Perché tanti lettori moderni tendono a pensare nei termini di un gruppo dai
dieci ai trenta uomini? Senz'altro perché la frase della Bibbia di re
Giacomo, «una turba di uomini», non è specifica. An¬che in traduzioni più
recenti della Bibbia la frase è «diversi uomi¬ni». E sì, «una turba di
uomini» o «diversi uomini» non suggeri¬scono un numero superiore alla
trentina.
I lettori cattolici, però, non leggono quella versione del Nuovo Testamento.
Sino a tempi recenti, in accordo con lo stretto dogma cattolico, erano
obbligati, a rischio di sanzioni, a leggere la Vulga¬ta. E nella Vulgata,
come in alcune traduzioni più moderne, il ter¬mine usato per indicare le
persone che vanno ad arrestare Gesù d tradotto in modo esatto, e
notevolmente più preciso. Gesù, sco¬priamo, viene arrestato nel Getsemani
non da un numero indeter¬minato di uomini, ma da una «coorte».7 È solo una
pedante di¬scordanza, oppure riflette qualcosa di più significativo?
Risalendo al greco si troverà il termine speiran, equivalente esatto di
«coorte». Nelle lingue moderne, il termine «coorte» è va¬go; implica un
numero di persone piuttosto grande ma sempre non specificato. Ma per gli
autori e i primi traduttori dei Vangeli era un termine assai preciso,
denotava un numero esatto. Come gli eserciti moderni sono organizzati in
compagnie, battaglioni, reggimenti, brigate e divisioni, così l'esercito
romano era suddivi¬so in centurie, coorti e legioni. Una legione romana era
legger-mente più ampia di una brigata dell'esercito inglese d'oggi in tem¬po
di pace: seimila uomini. Una coorte era il decimo di una legio¬ne: seicento
soldati. Se si trattava di soldati romani. Una coorte composta di ausiliari,
come quelle che operavano in Terra Santa, comprendeva come minimo
cinquecento uomini8 e talora poteva arrivare fino a duemila soldati
(settecentosessanta uomini della fanteria e milleduecentoquaranta della
cavalleria).
A questo punto, bisogna porsi una semplice, intuitiva doman¬da. È plausibile
che Pilato, o qualunque altro governatore milita¬re nella sua posizione,
abbia inviato cinque o seicento soldati al Getsemani al puro scopo di
arrestare un solo uomo, un profeta so¬litario che predicava l'amore,
assistito da dodici apostoli? L'ipote¬si è chiaramente assurda. Oltre a
essere un ridicolo esempio di esagerazione, sarebbe anche stata un aperto
invito ai disordini po¬polari. A meno che, ovviamente, questi disordini non
fossero già in atto e la coorte fosse stata mandata a sedarli.
Dobbiamo immaginare cinque o seicento uomini che invadono l'orto del
Getsemani. Dobbiamo anche tenere a mente che Gesù, poco tempo prima, aveva
ordinato ai suoi discepoli di munirsi di spade. E dobbiamo ricordare il
taglio dell'orecchio dell'inviato del Sommo Sacerdote da parte di Simone
Pietro. Da questi diversi dettagli comincia a emergere il quadro di un
avvenimento di con¬siderevole importanza, quella sera nel Gelsemani;
qualcosa su scala molto più ampia di quanto generalmente si immagini,
qual¬cosa in cui non era coinvolta una semplice «turba di uomini». Ap¬pare
chiaro che nell'orto si è verificata una sommossa civile di di¬mensioni
consistenti. Possono esserci stati combattimenti. Ma che ci siano stati o
no, chiaramente la situazione era percepita co¬me una minaccia militare
dall'amministrazione romana, che ha reagito con una risposta militare su
larga scala.
Ciò per alcuni studiosi significa che l'entrata del Messia a Gerusalemme a
dorso d'asino, era stata foriera dell'inizio di una rivolta. Come per
l'appunto si sperava dal Messia.
semplici nomi. Per caso o per premeditazione, sono servi¬te a nascondere
anche informazioni storiche di considerevole im¬portanza. Una sola parola
può trasmettere quantità significative di retroterra storico; e se il senso
di questa parola viene alterato, le rivelazioni che essa offre andranno
perse. Troviamo uno degli esempi più significativi nel racconto dell'arresto
di Gesù nel Get¬semani. Il problema ruota attorno a un'unica, semplice
domanda: quanti uomini sono andati ad arrestare Gesù nell'orto? Abbiamo
posto spesso questa domanda in discorsi e conferenze, e le rispo¬ste del
nostro pubblico sono state piuttosto uniformi. Molte per¬sone hanno
un'immagine mentale della scena nel Getsemani che è stata impiantata, per
così dire, sia dal racconto dei Vangeli sia dalla tradizione. Stando a
questa immagine, ad arrestare Gesù si sono presentati fra i dieci e i trenta
uomini: un funzionario ebreo o due, alcuni rappresentanti del Sommo
Sacerdote (uno dei quali ha l'orecchio reciso dalla spada di Simone),
presumibilmente un contingente della guardia del Tempio, forse uno o più
ufficiali ro¬mani e persino una piccola rappresentanza di soldati di Filato.
Perché tanti lettori moderni tendono a pensare nei termini di un gruppo dai
dieci ai trenta uomini? Senz'altro perché la frase della Bibbia di re
Giacomo, «una turba di uomini», non è specifica. An¬che in traduzioni più
recenti della Bibbia la frase è «diversi uomi¬ni». E sì, «una turba di
uomini» o «diversi uomini» non suggeri¬scono un numero superiore alla
trentina.
I lettori cattolici, però, non leggono quella versione del Nuovo Testamento.
Sino a tempi recenti, in accordo con lo stretto dogma cattolico, erano
obbligati, a rischio di sanzioni, a leggere la Vulga¬ta. E nella Vulgata,
come in alcune traduzioni più moderne, il ter¬mine usato per indicare le
persone che vanno ad arrestare Gesù d tradotto in modo esatto, e
notevolmente più preciso. Gesù, sco¬priamo, viene arrestato nel Getsemani
non da un numero indeter¬minato di uomini, ma da una «coorte».7 È solo una
pedante di¬scordanza, oppure riflette qualcosa di più significativo?
Risalendo al greco si troverà il termine speiran, equivalente esatto di
«coorte». Nelle lingue moderne, il termine «coorte» è va¬go; implica un
numero di persone piuttosto grande ma sempre non specificato. Ma per gli
autori e i primi traduttori dei Vangeli era un termine assai preciso,
denotava un numero esatto. Come gli eserciti moderni sono organizzati in
compagnie, battaglioni, reggimenti, brigate e divisioni, così l'esercito
romano era suddivi¬so in centurie, coorti e legioni. Una legione romana era
legger-mente più ampia di una brigata dell'esercito inglese d'oggi in tem¬po
di pace: seimila uomini. Una coorte era il decimo di una legio¬ne: seicento
soldati. Se si trattava di soldati romani. Una coorte composta di ausiliari,
come quelle che operavano in Terra Santa, comprendeva come minimo
cinquecento uomini8 e talora poteva arrivare fino a duemila soldati
(settecentosessanta uomini della fanteria e milleduecentoquaranta della
cavalleria).
A questo punto, bisogna porsi una semplice, intuitiva doman¬da. È plausibile
che Pilato, o qualunque altro governatore milita¬re nella sua posizione,
abbia inviato cinque o seicento soldati al Getsemani al puro scopo di
arrestare un solo uomo, un profeta so¬litario che predicava l'amore,
assistito da dodici apostoli? L'ipote¬si è chiaramente assurda. Oltre a
essere un ridicolo esempio di esagerazione, sarebbe anche stata un aperto
invito ai disordini po¬polari. A meno che, ovviamente, questi disordini non
fossero già in atto e la coorte fosse stata mandata a sedarli.
Dobbiamo immaginare cinque o seicento uomini che invadono l'orto del
Getsemani. Dobbiamo anche tenere a mente che Gesù, poco tempo prima, aveva
ordinato ai suoi discepoli di munirsi di spade. E dobbiamo ricordare il
taglio dell'orecchio dell'inviato del Sommo Sacerdote da parte di Simone
Pietro. Da questi diversi dettagli comincia a emergere il quadro di un
avvenimento di con¬siderevole importanza, quella sera nel Gelsemani;
qualcosa su scala molto più ampia di quanto generalmente si immagini,
qual¬cosa in cui non era coinvolta una semplice «turba di uomini». Ap¬pare
chiaro che nell'orto si è verificata una sommossa civile di di¬mensioni
consistenti. Possono esserci stati combattimenti. Ma che ci siano stati o
no, chiaramente la situazione era percepita co¬me una minaccia militare
dall'amministrazione romana, che ha reagito con una risposta militare su
larga scala.
Ciò per alcuni studiosi significa che l'entrata del Messia a Gerusalemme a
dorso d'asino, era stata foriera dell'inizio di una rivolta. Come per
l'appunto si sperava dal Messia.